Antonietta Fulvio

Pennellate come parole che vestono narrazioni in bilico tra vita, sogno e mistero. è una pittura che incanta quella di Francesca Mele che riesce sempre a sorprendere con le sue delicate e coinvolgenti composizioni pittoriche. Donne, oggetti e paesaggi che prendono forma e danno corpo a mille suggestioni.
Dopo aver conquistato le grandi capitali dell’arte stavolta l’artista salentina ha incantato il pubblico berlinese. Inaugurata, lo scorso 24 gennaio la mostra intitolata Opere Recenti 2001 – 2019 è stata curata da Mark Langer e promossa dalla Fondazione Evonik (Germany). Nelle stanze di Villa Schöningen, la Villa delle spie oggi sede di un prestigioso Museo, hanno trovato posto trentasette opere di grandi dimensioni (150x180cm e 120x120cm), dipinti nella tecnica a lei più congeniale – olio e polimaterici – documentate anche nel catalogo realizzato per l’occasione con la presentazione del letterato filosofo e teologo benedettino tedesco Elmar Salmann.
Sarà possibile ammirarle fino al 10 febbraio e poi andranno in tour nelle più belle città tedesche.
Nata a Novoli (Lecce), Francesca Mele vanta una carriera artistica strepitosa che l’ha portata in giro per il mondo collezionando ben 145 mostre in molte città italiane ed estere tra le quali Atlanta, New York, Miami, Parigi, Puy L’Eveque, Bruxelles, Avignon. Pittrice, ritrattista, grafico pubblicitario, i suoi interessi si allargano alla scultura, al design, alla scenografia.
Un’abilità tecnica straordinaria da far invidia ai caravaggeschi per l’intensità di quelle sue figurazioni che tra ombre e luci sembrano sospendere in un tempo infinito le azioni raccontate. Sui suoi supporti pittorici preferiti, tele di juta e tavole di pioppo, come quinte scenografiche si muovono i personaggi che sembrano affiorare dal passato, sbalordisce la perfezione del disegno, i cromatismi luminosi anche nell’oscurità, la cura di dettagli e quel gioco di sovrapposizioni che è una cifra stilistica di Francesca Mele. Come frame di una pellicola i piani spesso si intersecano come sequenze filmiche ad imprimere una velocità al ritmo della narrazione. E le figure palpitano e conducono il fruitore fin dentro la scena come succede nell’opera Inno alla vita sembra quasi ascoltare il vagito di quel neonato che diventa metafora della genesi pittorica. Ogni creazione è un dono come lo è il talento puro. è un continuo svelamento di significati e di emozioni che da sempre la pittura riesce a contenere e ad esprimere attraverso segni, velature, colori.
E poi quell’attraversamento tra le pieghe dell’anima, tra spartiti e libri che si aprono liberando note e pensieri o che scavano nell’inconscio come rami di betulle avvolte nella neve sotto un cielo notturno come nell’opera Il Bosco di Betulle, la Neve la Notte che è stata scelta per la copertina del catalogo che accompagna la mostra.
Un percorso espositivo che racconta l’arte sublime, eterea e potentemente espressiva di Francesca Mele mettendo insieme la produzione degli ultimi diciotto anni. Immagini che entrano dentro, nella mente e negli occhi di chi le osserva per non uscirne più.
Francesca Mele
Opere Recenti 2001 – 2019
Villa Schoeningen
dal 24 al 10 Febbraio 2019

(pubblicato sul numero 2/2019 della rivista telematica Arte e Luoghi

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