di Toti Carpentieri

Accade allora che il luogo della pittura altro non sia che lo spazio dell’esistenza, e quindi il tempo del ricordo e della contemporaneità, ovvero di quel riconoscersi che è il vero progetto dell’individuo, sempre timoroso di scoprire aspetti ignoti a se stesso. E come in una sorta di racconto per immagini (quelle architetture fantastiche e le riconoscibilissime stanze vissute), la giovane Francesca costruisce visioni referenziali legate all’infanzia e spazialità private come bloccate nel tempo. Tra forme ( figure, ma anche oggettualità diverse) e colori (certi bianchi vissuti e sofferti) strutturati secondo leggibilissime modalità musicali al crescendo, con la luce a svolgere un ruolo fondamentale e determinante nella costruzione dell’opera. Fino alla pura emozione.

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